Nuovo meccanismo di regolazione genica per la flessibilità di memoria

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 09 maggio 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

La neurobiologia molecolare della memoria, in gran parte sviluppata dal Premio Nobel Eric Kandel e dalla sua scuola, costituisce oggi il principale cimento della ricerca per la comprensione della base biologica della capacità umana di ricordare, anche attraverso lo studio dei processi equivalenti in varie specie animali. Sebbene sia irrinunciabile la conoscenza derivata dai  diversi approcci ordinati per gradi crescenti di complessità, che vanno dalla neurochimica dei piccoli circuiti alla psicologia e psicopatologia delle memorie autobiografiche, le nuove acquisizioni nel campo della cosiddetta hard neuroscience occupano un posto privilegiato, sia perché direttamente o indirettamente interessano gli studiosi di tutti gli altri livelli, sia perché è ragionevole credere che gli sviluppi futuri delle conoscenze di base influenzeranno notevolmente anche l’approccio psicologico e psicopatologico[1].

Una simile premessa, superflua nelle nostre riunioni tra soci, assume importanza nelle pubblicazioni, soprattutto in considerazione del riemergere nel dibattito scientifico corrente della contrapposizione fra riduzionisti e olisti, non solo per scelte estremistiche realmente operate da alcuni ricercatori, ma anche per la resa narrativa da parte di science writers in ipersemplificazioni quasi caricaturali delle posizioni culturali contrapposte. La nostra scuola neuroscientifica custodisce come un patrimonio di intelligenza potenziale, prima ancora che di conoscenza, la necessità di conservare approcci metodologici diversi e continuare ad approfondire tutte le possibilità di interscambio o cross-talking, come è di moda dire oggi.

Paul Marshall e colleghi, seguendo la pista della comprensione del ruolo fisiologico delle conformazioni del DNA diverse da quella canonica con avvolgimento destrorso (B-DNA) hanno scoperto un ruolo nell’estinzione della memoria dei tratti di elica avvolti con torsione a sinistra, detti Z-DNA.

(Marshall P. R. et al., Dynamic regulation of z-DNA in the mouse prefrontal cortex by the RNA-editing enzyme Adar1 is required for fear extinction. Nature Neuroscience Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-020-0627-5, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Cognitive Neuroepigenetics Laboratory, Queensland Brain Institute, The University of Queensland, Brisbane, QLD (Australia); Cancer and RNA Biology Laboratory, St Vincent’s Hospital, The University of Melbourne; Mary MacKillop Institute for Health Research, Australian Catholic University, Fitzroy, VIC (Australia).

Di recente, le parti di doppia elica configurate per la torsione a sinistra come Z-DNA sono venute all’attenzione dei ricercatori per il rilievo che possono avere nel melanoma: nell’epidermide quote significative di Z-DNA si rilevano nelle cellule dello strato basale; con il processo di maturazione (citomorfosi), che porta alla cheratinizzazione cellulare progressiva fino alla perdita del nucleo, si ha una parallela riduzione della quantità di Z-DNA, che non si osserva nel melanoma.

Il DNA a doppia elica sinistrorso è stato per la prima volta descritto nel 1970 da Robert Wells e colleghi in uno studio di una sequenza ripetuta di inosina-citosina[2], Pohl e Jovin (1972) definirono il rapporto fra il comune B-DNA e lo Z-DNA come un processo di conversione della struttura del primo in quella del secondo; altri importanti studi furono condotti al MIT da Andrew H. J. Wang e Alexander Rich[3], fino alla cristallizzazione di una giunzione fra B-DNA e Z-DNA ottenuta nel 2005, che suggerì il ruolo dei tratti di doppia elica sinistrorsi nella cellula. Nel 2007 è stata descritta la forma corrispondente dell’acido ribonucleico, lo Z-RNA.

Marshall e colleghi, nello studio qui recensito, mostrano che nei neuroni della corteccia prefrontale del topo la formazione di Z-DNA è implicata nel costituirsi della memoria di estinzione.

Per comprendere l’importanza del fenomeno dell’estinzione nei processi di flessibilità della memoria è necessario aver presente il condizionamento classico descritto per la prima volta dal fisiologo russo Ivan Pavlov, il quale al suono di un campanello presentava costantemente un bolo alimentare costituito da carne ad un cane, in modo che associasse lo stimolo acustico alla visione del cibo. Come ognuno ricorda, dopo un certo numero di presentazioni, il cane cominciò a salivare al suono del campanello, rivelando la formazione di una memoria associativa fra lo stimolo sonoro e l’arrivo del cibo. L’associazione era così stretta che il suo apparato digerente aveva cominciato a prepararsi alla digestione di quel bolo, che prese il nome di stimolo non condizionato (US) per distinguerlo dal suono del campanello, detto stimolo condizionato (CS), ossia elemento percettivo associato all’evocatore naturale dell’appetito alimentare (reazione fisiologica o non-condizionata) per far sviluppare una risposta condizionata (CR).

Attualmente lo stimolo naturale o US è chiamato anche rinforzo – ovviamente quando l’esperimento non è basato sull’apprendimento di una risposta di evitamento mediante un dissuasore – e lo stimolo da associare (CS) è costituito più spesso dall’accendersi di una luce. Il condizionamento classico ha rivelato il meccanismo elementare che consente a un animale di prevedere gli eventi.

Se CS, suono o luce che sia, viene omesso prima di presentare la carne al cane, o il formaggio al topo, può aversi un cambiamento: dopo un certo numero di volte in cui lo stimolo che precede la ricompensa non compare, si ha una riduzione della probabilità di evocare la risposta condizionata o CR. Se la ricompensa appare da sola per un tempo protratto non si evoca più la CR: in questo caso si è avuta una estinzione. In altri termini, se la carne è offerta sistematicamente senza più il suono del campanello, il condizionamento associativo si perde e il cane non saliva più udendo lo stimolo acustico: l’apprendimento condizionato si è estinto.

È importante sottolineare che le evidenze sperimentali hanno dimostrato che l’estinzione non si verifica per indebolimento della traccia associativa e, dunque, non è paragonabile al “dimenticare”, ma è il prodotto attivo di un nuovo apprendimento. L’animale apprende che il suono non predice più l’arrivo del cibo: il CS ha perso il suo significato di segnale predittivo.

Si comprende l’importanza del processo di estinzione delle memorie associative nell’adattamento all’ambiente e, più in generale, nella flessibilità necessaria al successo adattativo di una specie. Se l’associazione fra stimoli, dopo un certo numero di volte e un dato livello di consolidamento rimanesse in permanenza come le memorie autobiografiche, genererebbe un “maladattamento”, in quanto in natura gli eventi associabili sono mutevoli, e possono presentarsi cambiamenti anche dopo lunghi periodi di associazione. La possibilità di apprendere la perdita di significato di uno stimolo condizionato costituisce la base fondamentale della flessibilità nell’apprendimento comportamentale e nell’atteggiamento intelligente di fronte a nuove esperienze.

Marshall e colleghi hanno rilevato nei neuroni della corteccia prefrontale di topo che lo Z-DNA si forma durante l’apprendimento della paura e si riduce durante l’apprendimento che determina l’estinzione. La modifica attiva della memoria della paura, che ne causa la perdita, sembra essere mediata, almeno in parte, dalla diretta interazione tra Z-DNA e Adar1, un enzima RNA-editing.

In particolare, i ricercatori sono riusciti a stabilire che Adar1 si lega allo Z-DNA durante il processo di apprendimento dell’estinzione della paura appresa per associazione in precedenza; nei siti della doppia elica cui si era legato Adar1 si registrava una successiva riduzione quantitativa dello Z-DNA. Marshall e colleghi hanno allora sperimentato il knockdown di Adar1, rilevando che l’eliminazione della funzione dell’enzima determina l’incapacità di modificare la memoria di una paura, nella forma specificamente acquisita nella fase sperimentale precedente, e blocca i cambiamenti dipendenti dall’attività nella struttura del DNA e nello stato delle molecole di RNA. Tutti gli effetti prodotti dal knockdown di Adar1 sono stati prontamente cancellati dall’introduzione della molecola integra di Adar1.

I risultati emersi da queste osservazioni sperimentali suggeriscono un nuovo meccanismo di regolazione genica indotta dall’apprendimento, dipendente dalle proteine che riconoscono stati strutturali alternati del DNA richiesti per la flessibilità della memoria.

 

L’autore della nota ringrazia la professoressa Diane Richmond per il contributo sulla genetica e sullo Z-DNA e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-09 maggio 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Recentemente abbiamo trattato lo studio della memoria umana principalmente dal punto di vista neuropsicologico e delle scienze cognitive (v. Note e Notizie 02-05-20 Fascino della memoria e modi non corretti di studiarla).

 

[2] Mitsui Y., et al. Nature 228 (5277): 1166-1169, 1970.

[3] Wang A. H., et al. Nature 282 (5740): 680-686, 1979.